Pat Foreste Demaniali

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Attivitą nelle foreste demaniali in capo al Settore "Adige": Campobrun


Foresta demaniale di Campobrun: il restauro delle Chiesette Alpine 


 

Inquadramento

La Foresta Demaniale “Campobrun” si estende su una superficie di 429 ettari, di cui 129 a bosco, nel Trentino meridionale, in Comune di Ala, al confine con la Provincia di Verona. È in continuità con il Parco naturale della Lessinia e la Foresta Demaniale Regionale di Giazza (VR). 
La foresta è frutto di un lungo ed attento lavoro di ripristino, iniziato dopo la storica alluvione del 1882. Il violentissimo evento fu avvertito in tutta la parte alta del bacino dell'Illasi e nel paese di Giazza, ma ancor più nelle aree agricole e nei centri abitati del medio e basso corso. 
Nemmeno la città di Verona fu risparmiata dal passaggio della gran quantità d'acqua e di trasporto solido. 
A seguito di queste vicende, ci si è resi conto che non si poteva oltremodo sfruttare il soprassuolo forestale e che l'azione anti-erosiva e protettiva delle foreste era assolutamente insostituibile. 
In realtà, si deve sottolineare come il processo di depauperamento del patrimonio forestale e dunque l'indebolimento dei versanti montani, tragga origine a partire dagli ultimi anni della Repubblica di Venezia, quando, a seguito delle campagne militari in Candia e Morea, si vide costretta a vendere grossi lotti boschivi trasformando il paesaggio in un modo mai visto prima. 
Da quel momento in poi nulla sarebbe stato come prima e si può a ragion veduta identificare in questo periodo l'ìnizio dei problemi di instabilità della valle.
La ricostituzione del soprassuolo boschivo partì nel 1887, quando una legge portò il Comitato Nazionale ad acquisire terreni da privati e dal comune di Selva di Progno per iniziare un processo di rimboschimento. I lavori di messa in sicurezza del territorio attraverso la riforestazione e la realizzazione di numerose opere idrauliche si sono protratti fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In seguito, nel 1951, anno della creazione della Regione a statuto speciale Trentino Alto Adige, la foresta demaniale venne trasferita dal Demanio Forestale dello Stato al Demanio Regionale e da qui al Demanio Provinciale di Trento.

 


 

 

Per le sue peculiarità ambientali e la ricchezza di specie floristiche e faunistiche di elevato valore naturalistico, è divenuta, dal 1971, Riserva Naturale e successivamente Zona di Protezione Speciale, secondo quanto previsto dalla dir. 92/43/CEE “Habitat”. 

La foresta demaniale è caratterizzata da ripide valli scoscese interrotte da balze frastagliate e cornicioni calcarei che in alto lasciano il posto a vaste distese a prato pascolo. La presenza di numerosi rifugi sostiene la percorrenza a piedi di tutti i versanti e l'accesso alle cime principali. La foresta ha colonizzato le quote inferiori con il faggio, l'abete bianco, l'abete rosso ed il larice, fermandosi attorno a quota 1600 metri. Pascoli e prati alti costituiscono circa i due terzi del territorio protetto ed ospitano alcuni manufatti tra cui la Malga Campobrun, tuttora monticata e frequentata durante il periodo estivo. La vegetazione è costituita da ampie distese di mughete, ginepro e rododendri, terreno ideale per la riproduzione e la crescita di tetraonidi e uccelli di passo.


Nella foresta demaniale di Campobrun, oltre che a malghe, baite e rifugi sono presenti anche due chiesette alpine, gestite dalla Provincia con la collaborazione dell’Opera  Chiesette Alpine che, grazie al contributo di molti volontari, le mantiene attive e in efficienza. Le due chiesette , costruite nei primi anni 50 in adiacenza al Rifugio Revolto e presso il Rifugio Scalorbi, sono sorte con l’intento di assicurare «la possibilità di adempiere il “precetto festivo “ per i Gruppi Alpinistici desiderosi di avere la SS. Messa prima o durante l'escursione in montagna .

Si era in un periodo, il secondo dopoguerra, di fervore, e di ricostruzione, materiale e politica, morale e spirituale, che portò alla edificazione o riedificazione delle chiesette sui monti.

Da questa esigenza nacque l’opera Chiesette Alpine, che anche ad oggi garantisce la celebrazione della santa messa nei mesi estivi.

 

 

La Chiesetta per i caduti sui Monti

 

La Chiesetta per i caduti sui Monti

La Chiesetta, costruita nel 1951 e dedicata a San Giovanni Battista, si trova in prossimità del Rifugio Revolto, appena superato il confine con la regione Veneto ed è costituita da una struttura sormontata da un tetto e aperta nella parte anteriore. Nel corso degli anni è stata restaurata e abbellita con varie opere in marmo e ferro battuto ed è diventata un sacello della memoria di tanti caduti in montagna, ricordati nel piccolo edificio con lapidi e foto.

Qualche anno fa l’Agenzia Provinciale delle Foreste Demaniali è intervenuta con interventi di adeguamento, abbellimento e messa in sicurezza del luogo di culto, provvedendo all’ampliamento del camminamento di accesso, alla sostituzione dei serramenti esterni in ferro della sacrestia, alla posa in opera di cancelletti e parapetti, all’installazione di pannelli fotovoltaici e all’interro di una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana.

 

 

La Chiesetta del Cristo Risorto

La Chiesetta del Cristo Risorto

Nel 1952, probabilmente in seguito alla notevole affluenza richiamata dalla Chiesetta presso il Revolto, fu costruita nelle adiacenze del Rifugio Scalorbi al Passo Pelegatta a 1770 m slm, la Chiesetta denominata di Cristo Risorto, in riferimento al bassorilievo in legno di U.Pighi che campeggia sullo sfondo dell’abside. La struttura è stata dedicata ai tanti alpini caduti durante i conflitti mondiali sulle pendici del Carega e contiene ricordi e lapidi commemorative.

Nel corso degli anni fino ad oggi, il gruppo Alpini ha provveduto alla manutenzione ordinaria della chiesetta ma nel 2012, visto lo stato di grave degrado in cui versava sia il manto di copertura che le strutture lignee del tetto, l’Agenzia provinciale delle Foreste demaniali ha avviato una serie di interventi di restauro e ristrutturazione (urgenti anche in seguito alla caduta di un fulmine che aveva fortemente compromesso la stabilità del piccolo edificio).

Contestualmente gli Alpini della val d’Illasi e l’Opera Chiesette Alpine provvedono al restauro di lapidi, banchi e delle pregevoli opere in legno, ferro battuto e rame presenti. Successivamente il luogo di culto è stato ulteriormente arricchito con opere in marmo e legno.

Allo stato attuale, la sacrestia della Chiesetta funge da bivacco di fortuna per gli escursionisti durante la stagione invernale.