Foresta demaniale di Paneveggio
Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un’antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore. (Mi sa che fuori è primavera,di Concita De Gregorio)
A partire da queste parole, APROFOD desidera condividere un’esperienza significativa che si è svolta nei primi giorni di giugno e che ha visto protagonisti dieci detenuti in permesso, aderenti alla cooperativa Il Bivacco di Milano, e alcuni giovani con disabilità dell’Associazione Liberamente. Ospiti della struttura di Paneveggio, hanno preso parte attiva a un’iniziativa di riforestazione, contribuendo alla messa a dimora di circa 1.700 piantine forestali. L’attività è stata organizzata in collaborazione con il referente del gruppo, Pierfelice, da anni impegnato in percorsi di reinserimento e accompagnamento sociale. Attraverso questo progetto, i partecipanti hanno potuto sperimentare un momento di libertà e responsabilità, restituendo valore al territorio con un gesto concreto e simbolico allo stesso tempo. L’iniziativa ha preso ispirazione anche dalla memoria storica del luogo: i partecipanti hanno ricevuto una borraccia e una maglietta con il logo del gruppo e un’immagine tratta dai muri della “Peciolera”, edificio che negli anni Venti accoglieva le donne impegnate nel rimboschimento delle aree montane colpite dalla guerra. L’immagine raffigura un uomo che pianta un albero, accompagnata dalla scritta latina Alteri Saeculo.
Senza conoscerne il significato letterale, il gruppo ha interpretato pienamente il messaggio, scegliendo di aprire le giornate con un proverbio che ben riassume il senso dell’iniziativa: "Il momento migliore per piantare un albero era vent’anni fa. Il secondo momento migliore è adesso."